TRADIZIONI: La ricorrenza della Madonna di Loreto

La Madóna de Laanz  (di Adalberto Piazzoli)

“Sono maestose, dolci ed enigmatiche, le sembianze della Madonna Nera del santuario della Beata Vergine di Loreto di Lanzo. Vederla passare per le strade del paese tra la neve dell’ultima domenica di gennaio, leggermente traballante sulle spalle di concentratissimi e quasi emozionati Lanzesi, costringe ad abbassare gli occhi, disorientati, anche i non credenti. Chissà chi fu lo sconosciuto artista che da un pezzo di legno ha saputo trarre un
simile delicatissimo volto”.
Così scrivevo nel 2001 in un articolino riportato nel libro Ombre di memoria che finiva con la frase: “Tempo fa ho udito un Lanzese, certamente non credente, esclamare: la nostra è la Madonna più bella del mondo. E sono d’accordo.”

Il santuario si trova in Via Volta e fu edificato tra il 1673 e il 1674 su disposizione
testamentaria dell’architetto Pietro Spazzi, nativo di Lanzo e operante a Tirnava in Slovacchia, dove aveva già realizzato una cappella dedicata alla Vergine di Loreto con le stesse dimensioni della santa casa (quella che, secondo la leggenda, è stata trasportata dagli angeli a Loreto, nei pressi di Recanati, nel 1294). Lo Spazzi mise a disposizione un terreno di sua proprietà, unitamente al progetto e a seicento scudi. La devozione dei lanzesi alla Beata Vergine di Loreto era però precedente all’erezione del santuario, come attestato dall’affresco di Via Volta 7, datato 1616.

Secondo un antico cerimoniale, i solenni festeggiamenti della Madonna Nera di Lanzo si svolgono l’ultima domenica di gennaio, dal sabato al lunedì, e sono preceduti da una novena propiziatoria. Una volta la festa era fissata al 10 dicembre ma, credo nell’800, è stata spostata in gennaio per favorire la presenza dei nostri numerosi migranti stagionali.
Lo svolgimento dei festeggiamenti, a cura di un apposito comitato, è abbastanza
complesso, ma credo che i Lanzesi lo conoscano a menadito. Trascrivo quello del 2016.

COMITATO FESTEGGIAMENTI BEATA VERGINE DI LORETO

SANTUARIO DI LANZO D’INTELVI

SABATO
8.30 Santa Messa in Santuario
14 Esposizione del Simulacro della Beata Vergine
15/16 Confessioni in Parrocchia
17.30 Santa Messa in Parrocchia; al termine processione al Santuario
20/21 Veglia di preghiera per i giovani
21/22 Veglia di preghiera
DOMENICA
5 Suono dell’Ave Maria
7 Recita delle Lodi Mattutine
10.15 Santa Messa solenne in Santuario
14 Solenne processione con il Simulacro della Beata Vergine
dal Santuario alla Parrocchiale e ritorno.
20.45 Recita della Filodrammatica Lanzese al Palalanzo
LUNEDI’
9 Santa Messa in Santuario, processione alla Parrocchiale,
benedizione e canto del Te Deum.
13.30 Riposizione del Simulacro della Beata Vergine
Dopo la processione della domenica e la riposizione del lunedì incanto dei
canestri (asta di beneficenza).
Il Parroco Il Direttore
don Remo Giorgetta Gabriele Lombardo

Il Comitato istituito con atto notarile nel 1753 organizza i festeggiamenti rispettandone rigorosamente le tradizioni e cura la manutenzione del santuario. Io ho conosciuto quattro appassionati direttori del Comitato, dall’imponente Cesarin Bosi, al dolcissimo Bruno Quadri, all’attentissimo Mario Sais, all’attuale dinamico Gabriele Lombardo.

Qualche commento al programma.
Alle ore 14 del sabato i tira föö la Madóna, cioè il simulacro viene estratto dalla nicchia dove è custodito, mentre nel porticato il corpo musicale di Lanzo intona una dolce cantilenante melodia appositamente composta. A mio avviso, è questo il momento più toccante dei festeggiamenti, anche se il meno solenne, tanto che non è difficile vedere qualche occhio lucido.

Finita la breve spartana cerimonia, si chiudono le porte e i cancelli
del santuario e il Comitato procede al cambio d’abito della Madonna che lascia l’abito di tutti i giorni per indossare quello sontuoso della festa. La circonda un ricco diadema trapuntato con preziosi gioielli donati dalla popolazione.
La processione (funziun) dopo la messa delle 17.30 è la più coreografica: i partecipanti muniti di fiaccola, i lumini alle finestre, centinaia di rose di carta, le candeline infilzate nella neve, la gente che la attende impaziente davanti al santuario e che si chiede continuamente: i è scià?, finché non si sentono i primi lontani suoni del Corpo Musicale.

Questa processione ha anche una motivazione… tecnica: portare al santuario i paramentisacri che il giorno dopo saranno utilizzati nella solenne processione che porterà il Simulacro in Parrocchiale e lo riporterà indietro. Ma torniamo alla fiaccolata. All’arrivo in santuario la Madonna appare in tutto il suo splendore di luci e di colori, tra uno scoppio di mortaretti (murtée) e il fiammeggiare di un enorme falò, acceso proprio sotto al cimitero e di buona visibilità dal santuario. Il materiale per il falò viene raccolto nelle precedenti settimane, un tempo dai ragazzi che giravano per il paese cantando la seguente
filastrocca:

Dem ques’cos de fa l’falò
sa da no va rubarò
va rubarò in sü la casina
una bela culmiscina.

La culmiscina era il fusto rinsecchito della pianta di granoturco (carlun).

Per Veglia di Preghiera riportata nel programma si intende nà a truvà la Madóna dopo cena e accenderle una candela. Un tempo il santuario rimaneva aperto ben dopo le 22 e ognuno cercava di ritardare il più possibile questa visita considerandola di maggiore devozione.
L’Ave Maria delle 5 di mattina della domenica con un festoso e insistente scampanio non ha mai infastidito alcun lanzese anzi, mi è capitato di sentire qualcuno che avrebbe voluto registrarlo per risentirselo a casa, non saprei se proprio … alle 5 di mattina.
La solenne processione delle 14 è proprio … solenne, a partire dal numero di partecipanti che solitamente è dell’ordine di 7/800. Vari preti officianti, carabinieri in alta uniforme, sindaco con fascia tricolore, corpo musicale al completo, confratelli del SS. Sacramento in cotta bianca e mantellino rosso (ruchet), pesanti crocefissi e candelabri sorretti da cinturoni di cuoio, portati anche da donne, striscioni colorati detti sandalin e decine di angelin. Questi sono bambinetti di ambo i sessi, e anche di pochissimi anni, travestiti da
santi riconoscibili, da fraticelli, da monachine. Alcuni muniti di un bastoncino con un  piccolo campanello in cima.
E anch’io som nai in angelin (così si dice) vestito da S.Pancrazio (con una bandiera in mano, simile a quella svizzera, ma non so più il perché) credo per due anni di seguito.
Conservo gelosamente una foto di questo S.Pancrazio che mi fece l’indimenticabile (per i non più giovani) fotografo Masneri. E’ curioso che il Sig. Brenta (quello della Vila del Duce in Via Tiboni), devoto di S.Pancrazio, ne abbia acquistata una copia dal Masneri : non vorrei essere stato oggetto di … devozione da parte di questo signore.
E ricordo nel ’44 alcuni soldati tedeschi, alloggiati all’Albergo Annunciata, che osservano rispettosi e senza berretto la processione. Ho anche una foto e uno di loro è proprio quello che l’anno dopo ucciderà un mio cugino sedicenne (al fiöö del Cec Barbée).
Dell’ incanto dei canestri ricordo bene il banditore degli anni quaranta e cinquanta, che era al Pegurin (Ceresola) sull’angolo sopraelevato del giardino dell’Annunciata proprio davanti alla farmacia: torte, lüganig, bottiglie di vino, un barin, cioè un agnello vivo, e tanto altro
ancora.
La sera dopo cena spettacolo della Filodrammatica Lanzese, ora al Palalanzo ma un tempo allo scomparso Teatro Sociale (piccolo, ma con ben due gallerie) ubicato dove ora c’è il Bar Teatro. Una volta le rappresentazioni erano per lo più drammi, come Le due orfanelle, Dio non paga il sabato, Il padrone delle ferriere, La muta di Portici. Anche mio padre era un attore abbastanza quotato e specializzato in parti da cattivo, tanto che alla  fine dello spettacolo veniva spesso insultato, anche per la strada, da indignati spettatori.
Si racconta anche che alla battuta di un attore “la contessa è bigama” il pubblico rimase sbalordito a causa dell’incomprensibile vocabolo.

In tono dimesso e un poco melanconico è il lunedì: un’altra processione … tecnica per riportare i paramenti sacri alla parrocchiale e alle 13.30 i met via la Madóna, cioè si rimette il simulacro, con gli abiti feriali, nella sua nicchia.
A lungo ho pensato che le processioni non fossero mai state sospese per il cattivo tempo, ma ho saputo che invece lo furono nel 1919 e nel 1930. Si dice che un anno, forse il 1915, c’era così tanta neve che la processione della domenica era preceduta da un tranò trainato da una coppia di buoi, anche loro con il ruchet.

La festa della Madonna Nera di Lanzo non è certo per turisti, anche perché ha dei risvolti  sentimentali e nostalgici che forse solo i lanzesi possono capire fino in fondo. Il piccolo amatissimo santuario è posto sulla via che nei secoli passati percorrevano i nostri migranti avviandosi in Valmara, per raggiungere la Svizzera e magari anche Praga, o Budapest: alla Madonna chiedevano mestamente protezione e la garanzia di un buon ritorno. E all’ultima di gennaio i soldati lanzesi di tutte le guerre erano presi da una profonda
nostalgia. Al Negru mi ha raccontato che il giorno della Madonna del 1945 si trovava in un improvvisato rifugio a Berlino durante un furioso bombardamento e che proprio alle due del pomeriggio ha sentito come un forte impulso, che ha trasmesso anche ad alcuni compagni, ad abbandonare il rifugio che dopo pochi minuti è stato polverizzato da una bomba. Ricordo anche la Savina che per più di dieci anni è stata presa da un pianto convulso durante la processione della domenica, per un figlio disperso in Russia.
E per tornare un poco indietro nel tempo, vorrei ricordare un episodio poco noto: nel luglio 1848 i sodati austriaci, venuti in Valle per sedare una rivolta, hanno cucinato allo spiedo un bue intero sequestrato con rilascio di regolare ricevuta a un certo Giacum de Camartazura, sul sagrato del santuario.

Nessuno conosce il nome dell’artista, né la provenienza, del simulacro della Madonna di Lanzo. Si tratta probabilmente di un magistro di Lanzo che si è portato a casa da qualche parte dell’Europa Centrale le teste della Madonna e del Bambino che poi i lanzesi hanno montato su una grossolana struttura lignea rivestita con abiti preziosi. E’ per questo che più che di statua è meglio parlare di simulacro, tanto che così si esprime sempre il Comitato, anche se nel 1953, per volere del Vescovo di Como Felice Bonomini, si è proceduto alla trasformazione in una vera statua (ma sempre vestita), con un vero corpo ligneo, la sostituzione dell’antico abito fatiscente e un trattamento chimico delle teste per
difenderle dal tarlo. Piccoli frammenti dell’antico manto sono stati inclusi in un’immaginetta distribuita alla popolazione e anch’io ne posseggo una.
L’11 e il 12 aprile del ’53 cerimonie varie e solenne benedizione della … nuova Madonna, accolta da una grande folla sul piazzale del monumento dei caduti, trasportata dal camion del Fiumberti riccamente addobbato. Purtroppo non ricordo di avere visto questa cerimonia: dovevo essere stato in collegio.
Tutto bene dunque, anche se si dice che alcuni anziani lanzesi abbiano severamente sentenziato: l’è pü la nosa Madóna !

Ma perché una Madonna nera e per di più con in braccio un Bambino nero ?
Si sentono talvolta ipotesi inverosimili e puerili, come “erano palestinesi” o “sono stati in Egitto”. Qualcuna più dotta, come il ricorso a un versetto del Cantico dei Cantici “Nigra sum sed formosa”. E nemmeno risulta che un famoso artista, che avrebbe suscitato imitazioni, abbia per primo impiegato un legno scuro, come l’ebano.
L’ipotesi più accreditata è tutt’altra, anche se ancora si parla di Enigma delle Madonne Nere e se c’è persino un libro di un certo Ean Beg dedicato a questo tema.

Dunque, l’ipotesi più accreditata è che si tratti della cristianizzazione di vergini pagane, nere perché simboleggiavano la fertilità della madre terra. Anche Iside con in braccio Horus sarebbe una vergine pagana nera. Sarà anche bene ricordare che le Madonne Nere in Europa  sono 741 e che quella di Lanzo viene considerata tra le più antiche (e una datazione col C14? ): la ragione della grande diffusione di questo culto non è del tutto chiara.
Forse nessun lanzese ha mai pensato a un’analogia con Iside e non lo penserà nemmeno ora, dopo aver letto questo scritto. Comunque non c’è nulla di dissacrante in questa ipotesi e nulla che possa turbare la grande devozione riservata alla Madonna Nera.
Anch’io ritengo che “la nostra sia la Madonna più bella del mondo”. Anche se non sono credente.
Confido che la festa della Madonna Nera di Lanzo diventi la festa del nuovo comune Alta Valle Intelvi.
Desidero ringraziare Gabriele Lombardo (attuale direttore del Comitato) per le preziose informazioni che mi ha cortesemente fornito.

Adalberto Piazzoli

Noi della ProLoco di Lanzo e Scaria, ringraziamo il Prof. Adalberto Piazzoli e Appacuvi che ha pubblicato il pezzo che noi abbiamo trascritto.

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